Conosco un tipo strambo

 

 

Conosco un tipo che va in giro con uno zaino in spalla.

Ha una giacca, bella, verde scuro smunto, con le toppe marroni di velluto ai gomiti.

Dalle tasche trabocca roba, carta...sembra.

 

Una notte l'ho sognato. Ogni pomeriggio mi portava una bambina. Stessa ora, stesso posto. Ed io ogni giorno gliela affidavo. 

 

Passano le settimane, un dì lo incontro,lo fermo e gli chiedo se gli va di parlare un po' con me.

Ci sta! Andiamo a sederci in un bar. Non beviamo nulla. 

Ci guardiamo e mi accorgo che non so neanche di che vorrei parlare.

Non sembra essere importante.

 

Poi oso: "ascolta tu hai le tasche piene di fogli e di notte mi riporti una bambina. Mi viene da chiederti chi sei?!"

 

Dalle tasche allora il tipo tira fuori vecchie fotografie di uomini e donne di tempi lontani, forse più lontani dei miei nonni. Bambini, soldati, uomini nelle piazze e uomini raggruppati.

 

"Nel sonno mi hai riportato una bimba, puntuale ogni pomeriggio alla stessa ora, allo stesso posto?", gli dico.

 

"Io sono combattivo e giro un film per ricordare, a tutti quelli che vogliono sentire, di non dimenticare. Le notti che la luna si riflette sul rosone della chiesa di Santa Teresa, mi arrampico la sopra e con le dita giro il film delle ombre e riporto i bambini ad ognuno di noi; riporto il passato per non dimenticare".

 

"Nello zaino cosa porti?", gli domando sempre più incuriosita.

 

"Nello zaino ho la lista dei bambini che all'appello non ne deve mancare neanche uno. Sono già morti, nelle guerre, madri, padri, grandi e piccini, soldati o panettieri. Non devono morire più. A te invece, porto la fortuna al bar, ogni pomeriggio alla stessa ora e tu gentilmente me la ritorni ogni notte. So che sta bene lì con te".

 

 

Dovrei scrivere di questo tipo.

Cristina Salvador